“La dieta mediterranea sceglie il bio”, i risultati della ricerca scientifica dell’Università Tor Vergata sui benefici di una dieta mediterranea biologica sono sorprendenti

Presentati i risultati della prima fase della ricerca scientifica IMOD (Italian Mediterranean Organic Diet), effettuata dall’Università Tor Vergata e condotta dalla Prof.ssa Laura di Renzo, chemette a confronto una dieta mediterranea biologica (MedBio) con una convenzionale (MedD), al fine di valutare se il regime alimentare con prodotti bio contribuisca a migliorare il microbiota intestinale, la composizione corporea e la riduzione dello stress ossidativo. Inoltre, va a misurare la sicurezza alimentare con un’analisi sul livello di esposizione a sostanze nocive come pesticidi e metalli pesanti.
La Prof.ssa Laura Di Renzo èuna delle massime esperte in nutrigenomica ed è la Direttrice della Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione dell’Università Tor Vergata. Lo studio IMOD si distingue nella ricerca europea per la sua capacità di raccogliere dati attraverso tecnologie avanzate, come il sequenziamento del DNA per lo studio del microbiota intestinale e l’analisi di biomarcatori dello stress ossidativo.
“Questo studio rappresenta un importante punto di partenza nella ricerca nutrizionale europea,” afferma la Prof.ssa Di Renzo. “Attraverso una raccolta dati senza precedenti e l’utilizzo di tecniche scientifiche all’avanguardia, stiamo indagando come il consumo di prodotti biologici possa avere un impatto positivo sulla salute umana e sull’ambiente.”
I risultati hanno mostrato come la dieta mediterranea con alimenti biologici aumenta del 25% i batteri ‘buoni’ nel microbiota intestinale – il nostro “secondo cervello” – e riduce fino al 50% quelli pro-ossidanti, responsabili di infiammazioni e rischi per la salute. Risultati che si traducono in una significativa riduzione dei rischi di malattie cardiovascolari, diabete e tumori, grazie agli effetti immunomodulanti e detossificanti della dieta. La ricerca, presentata alla Camera dei deputati il 26 novembre 2024, rivela anche altro.

Un aspetto fondamentale emerso dallo studio riguarda la qualità dei grassi contenuti negli alimenti biologici utilizzati nella dieta mediterranea. Gli indici di aterogenicità e trombogenicità, indicatori chiave del rischio cardiocircolatorio, sono più che dimezzati rispetto a quelli del periodo precedente alla ricerca. Inoltre, la capacità antiossidante del pasto è quasi quadruplicata, passando da 5.870 a 20.573 unità ORAC, una misura fondamentale per contrastare l’invecchiamento cellulare.
I benefici non si fermano qui. Mangiare bio è, come è noto, una scelta sostenibile, e lo studio di Tor Vergata lo ha pienamente confermato. Nel solo mese della dieta, l’impronta idrica è scesa da 64.475 litri a 44.705 litri per persona, con un risparmio di circa 20.000 litri. Per fare un paragone, si tratta dell’acqua necessaria per fare più di 250 docce. Anche l’impronta carbonica si è ridotta, passando da 40,25 a 38,13 kg di CO₂ equivalenti: la stessa quantità di emissioni prodotta dal funzionamento medio mensile di un forno elettrico.
L’agricoltura biologica si dimostra dunque un metodo di produzione che rispetta l’ambiente e promuove il benessere di persone e animali. Il legame tra il bio e l’alimentazione sta diventando sempre più importante ed evidente, grazie a una maggiore consapevolezza dei consumatori, sempre più attenti a quello che portano in tavola.